Io. Coelho, il punk e i supereroi.

Io. sono una persona logorroica.

Parlo in continuazione, di tutto.

Eppure non parlo di me.

Io dico poco spesso ciò che penso, e poi, quando lo faccio, sparo nell’Universo con violenza.

silence

Questo blog nasce qualche anno fa, quando io vivevo a Ny.

Nasce a Chinatown, in una viuzza sporchissima, dove la gente suona sui clacson e li copre con la melodia delle corde. Nasce con le anatre appese ai ganci di acciaio.

Nasce quando io sento di voler raccontare. 

 

Ma poi io torno, ed inizia una nuova era. Ma poi io cambio, e le cose cambiano, ed arriviamo ad ora, che tutto cambia. 

Nell’ultima settimana mi avete chiesto come sto.
(E il mio amico Luca mi ha chiesto se sono diventata famosa e ricca, ma soprattutto ricca.)

L’avete fatto in tanti, ed io non ho avuto il tempo di rispondere, non come avrei voluto,  non raccontandovi come si sta ad essere felici, nelle mie scarpe!

E allora ve lo scrivo. Condivido le bollicine, i mal di testa, la stanchezza, l’ansia da prestazione e la gioia. Perché io di me non parlo, ma ogni tanto mi trasformo in parole (ed è il super-potere che vorrei, se fossi un super-eroe).

hulk

Mercoledì mattina alle 9 sono andata a cambiare lavoro.

Sono entrata in un open space semi-vuoto, dove una ragazza coi capelli sfumati sorseggiava caffè da un bicchiere di plastica.

Muoveva lo zucchero con la palettina, mentre io avrei dato il mio regno per una faccia amica.

Dieci minuti dopo l’open space era brulicante, ed io ero ancora gelata, immobile come lo zucchero che non trova una palettina. Avevo portato quaranta frittelle giganti straripanti di crema, perché l’inserimento in un gruppo passa spesso attraverso il picco glicemico.

Da lì, da quel momento, è cambiato tutto, e poi forse, non è cambiato niente.

Io, sto realizzando ciò che sapevo e dovevo capire, perché l’ho sempre saputo, che

quello che voglio, è mettere in linea parole!

E penso che Coelho non sia un coglione, e quella storia che il cuore conosce tutte le cose, non sia una cazzata. 

E allora, quando un ragazzo dai capelli rossicci mi ha rassicurata, io sono tornata a respirare, perché sapevo esattamente di stare facendo l’unica cosa che per me è possibile.

Io scrivo, e sappiatelo, che scrivere, non è mica facile!

Non è per nulla facile quando la tua passione diventa il tuo lavoro. È una cosa stranissima in realtà, perché ciò che non aveva regole, il tuo flow, adesso ne ha (e forse per questo di domenica mattina, con i capelli bagnati, nel piumone, torni a scrivere un diario, sapendo che domani avrai il raffreddore).

Mi sono seduta al cospetto di un uomo con la penna in mano. Ho visto grande rispetto nel segnare col blu il mio lavoro. Ho retto lo sguardo, e difeso l’anima che c’avevo messo.

Ho pubblicato. Una cosa l’ho pubblicata.

E mi sono chiesta se contino di più il culo o il giudizio, la grammatica o il coraggio.

E poi mi sono risposta che io ho sempre puntato sul giudizio, perché a culo siamo messi male.

E poi mi sono urlata che ci vuole coraggio, e che la grammatica aiuta.

Ci vuole un sacco di coraggio ad avere coraggio.

Ho anche ascoltato un gruppo punk, e scoperto che ci vogliono solo tre accordi.

E allora credo che farò così: quando avrò paura tornerò ai tre accordi.

Perché quando le cose belle si realizzano, noi siamo portati ad averne paura.

E invece io me la voglio godere. 

Tre accordi: è tutto tremendamente semplice, se riesci a stare leggero, nel tuo vestito migliore.

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