Io. E le lettere d’amore

Io non avrei pensato di innamorarmi di te.
Pensavo di essere una di quelle frigide di sentimenti, pensavo che non mi sarebbe capitato. Tutte quelle come me pensano di non innamorarsi. E poi si innamorano.

Mi hanno parlato di te. Mi avevano detto molte cose. Eri affascinante, me lo dicevano tutti. Io ce l’avevo già un amore, anzi ne avevo tanti, e non avrei voluto lasciarli tutti per te. Eppure l’ho fatto. Ho saltato nel vuoto per venire da te. Ho corso all’impazzata, al ritmo del cuore.

Quando ti ho visto per la prima volta non mi sei piaciuto. Eri alto, troppo alto per me. Ti ho guardato dal basso eppure stranamente, dal basso, mi è sembrato di vedere il mondo. Avevi il cielo come gli occhi o forse gli occhi come il cielo, ed io mi sono persa. Io continuo a perdermi.

Facevi un sacco di rumore ed eri come attraversato da mille vie, mille cose, mille case. Eri confuso, senza pace, rumoroso. Ho capito che tutti ti volevano ma nessuno davvero. E’ difficile stare con te, é una sfida ogni giorno. Sei labirintico, amore, sei davvero un gran casino.

Ho sentito il tuo profumo e poi il silenzio, il silenzio che trovo solo quando sto con te. Ho chiuso mille amori, soprattutto quelli sbagliati e mi sono tuffata in te, che sembri forte come il cemento e l’asfalto. Tu, che sei duro e non ti pieghi al vento degli uragani.

Mi hai abbracciata in una notte d’agosto e ho pensato che forse anche tu mi volevi, che c’eravamo solo io e te nella follia di Columbus Circle. Ho sentito di non sentire più. Ho sentito te, la tua essenza nell’assenza, e mi sono sentita a casa.

Solo l’amore annulla il rumore.

Sono passati due anni.

Io ti guardo e vedo esattamente quello che vedevo all’inizio: il mio grande amore. Sono passati due anni e sembra che tu non mi voglia più. Amore vuol dire  andarsene, lasciare l’altro libero, se lo vuole, quando lo vuole. Ed io, per scaramanzia, ho sempre una valigia pronta, sotto al mio letto.

Eppure sono qui, su quel letto, con un vestito largo e le unghie smaltate male. Sono qui a chiudere gli occhi e pensare alla prima volta che ti ho visto, a quel secondo in cui mi sono innamorata. A quell’istante in cui ti ho desiderato, a quando ho capito che finalmente ti avevo trovato.

Mi sono sentita bene, tra le tue braccia. Ho sentito che forse il naufragio era finito, che tutto “quel vagare aveva un senso”, che finalmente c’eri tu e che io potevo smettere di sentirmi la Sally. Potevo buttare la cassetta di Vasco, quella che ascoltavo da piccola con le cuffione giganti e soffici.
Sono passati due anni, e io non so ancora se mi vuoi, a volte torni da me, bussi, mi illudi ma poi ti giri e scompari. Rimango nuda sull’uscio di casa e mi chiedo se tornerai, se anche tu mi sceglierai, come ho fatto io, la prima volta che ho visto quel cielo.

Il tempo passa, ed io non lo posso fermare. A dire il vero il tempo sembra rallentato perché ormai mal sopporto l’attesa. Rimango nuda all’uscio, con l’orecchio sulla porta, appiccicata ad aspettare i tuoi passi, ma inizio a sentire il freddo, ad aver voglia di andarmene.
Tu sembri non scegliermi. Sembra che tu mi abbia amata davvero, sembra che tu sia stato capace di amarmi così intensamente da dovertene andare, dopo.

Ma io rimango, amore, rimango attaccata all’idea che tu mi dica “sí”. Rimango a sognare, ogni volta che guardo il cielo e ripercorro i nostri due anni.
Ritorno alla vodka che ha lenito le distanze, ritorno alle albe sotto il tuo braccio, ritorno al fiume da dove ti guardavo.

Sceglimi, New York.
Drop the bomb, drop it now.

east village

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