Io. Con la coda tra le gambe.

Poi ti ritrovi spiazzato, perché la vita fa così, decide per te.

Ti affanni, corri, piangi, pensi, scegli i vestiti migliori per conquistare quelli delle risorse umane. Ti metti il lucida labbra che non sceglieresti mai per un appuntamento e spulci ogni cavillo del sito del consolato, non capendoci un cazzo per altro. E si, dico sempre ‘cazzo’ per nostalgia nei confronti dell’articolo e per resa d’idea.

Quindi, dopo due anni a Ny mi ritrovo sullo scomodo divano bianco che mia madre, in un atto di stoltezza, ha preferito al mitico divano verde dove il mio grosso deretano sprofondava. Ho la finestra aperta e sento gli uccellini, cosa per nulla romantica dato che la cagna si agita affondando le zampe nelle mie carni e abbaiando FASTIDIOSAMENTE.

Mi sembra assurda questa umana commedia e mi sembra assurdo essere qui. (Pur non sputando nel piatto dove ho mangiato, e le mie dimensioni lo dicono chiaramente, che io ho mangiato!)

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Vi ho raccontato per due anni di un’italiana a Ny e oggi, come in una puntata del teatro dell’assurdo, vi racconto di un’americana a Galliera.

FROM NOW ON IT’s ABOUT ME AND GALLIERA.

La cosa tragica è l’essere compresi. Passi la vita a cercare di essere compresa e poi ti ritrovi in aeroporto a Milano dove tutti comprendono i tuoi sproloqui. Ti cade una valigia di 24 kg su un piede e tu, che hai le caviglie più gonfie di quelle di una gestante al nono mese, vorresti urlare al mondo che l’altissimo non ti ama. Invece stai zitta, reprimi l’istinto e rimembri i bei tempi, quelli in cui, davanti a Tiffany, in 5th Avenue imprecavi allegramente inneggiando all’ignoranza dei più. Insomma, era come legger Dante a una comitiva di cinesi: nessuno capiva una beata minchia!

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Poi vai a fare la spesa. A Ny suonavano alla porta aitanti uomini di colore, io li guardavo, tentavo di sedurli con l’occhiaia della 8 a.m. e quello che gli americani chiamano “morning breath”, ossia, l’alito del mattino. Sculettavo sentendomi Kim Kardashian avvolta in imbarazzanti pigiami e li pregavo di seguirmi fino al tavolo della cucina. Sembra l’inizio di un film porno, in realtà venivano solo a consegnare la spesa e dopo la loro uscita di casa io mettevo il pollo in frigo.

Mi piacerebbe poter dire che lo facevo ‘con la coda tra le gambe’ nel senso fisico. Ma rimaneva sempre e solo quello lato.
L’altro giorno sono andata a fare la spesa e ovviamente non avevo la monetina per il carrello, sono stata ripresa per non aver indossato i guanti palpeggiando frutta e ho trovato un’unica cassa aperta. Davanti a me una vecchia cotonata, una di quelle che ti guardano sprezzanti perché la spesa rappresenta il trionfo di casalinga. Una col carrello pieno che ti fissa mentre pensa: COL CAZZO CHE TI FACCIO PASSARE AVANTI! Ho aspettato che la processione di surgelati sfilasse davanti a me poi ho messo i miei articoli sul nastro nero, mentre la cassiera mestruata mi ha fatto la domanda. La fottuta domanda. ‘Ce l’hai la carta fedeltà?’. Avrei voluto rispondere che per me la fedeltà non è un valore mentre la vecchia cotonata mi guardava orgogliosa dopo aver collezionato i punti che le permetteranno di avere presto un set da cucina.

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Per esorcizzare la tristezza accumulata sono andata a pranzo da una famiglia terrona. Dio salvi i terroni, soprattutto quelli che ti invitano alle grigliate. Solo i terroni mangiano quanto gli americani e tu, dopo aver digerito due anni d’America non ti alzi mai da tavola implorando un cucchiaio di Citrosodina. Allora mi sono seduta e ho  iniziato a ingurgitare il maiale, alla faccia di mia madre che da giorni mi propina bistecche di soia avendo notato il mio ‘appesantimento’. Ho guardato il piatto, ho imprecato un po’ perché quando chiedevo all’Universo di mandare salsiccia non la volevo cotta, in un piatto. Ma comunque, va bene. Io, ho un KARMA PESANTE, ormai lo sappiamo!!!

Al primo boccone tutto ok. Al secondo realizzo che manca qualcosa. Al terzo lo so cosa manca. Io voglio del ketchup. Dio, quanto voglio quei pomodori liofilizzati mischiati allo zucchero e sostanze cancerogene. Allora ho alzato il volto, ho rivolto lo sguardo al capofamiglia terrone, quello che sedeva a capotavola, quello che mi faceva notare di essere sempre il primo a ricevere il piatto. L’ho guardato e con un filo di voce avrei voluto chiedere ‘hai del ketchup?’ Ho iniziato la frase, ho detto… ‘Cosimo…’ (Nome tipicamente del nord). E poi ho continuato con ‘questa carne è buonissima’. Il mio IO aveva messo in atto dei meccanismi di auto-difesa per proteggermi da quanto sarebbe potuto accadere se al banchetto del sud fosse stata pronunciata la parola Ketchup. Ho continuato a mangiare il maiale, ingozzandomi felice e ricordando l’insegnamento di Nonna Angiolina, matrona del sud: : SE IL MARITO PARLA BENE E LA MOGLIE TACE, LA FAMIGLIA VIVE IN PACE”.

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E poi, alla fine di tutto viene il caffè. Ho passato dei giorni a notare dei tremolii. Ho pensato di essere malata. Statisticamente giovane per il parkinson, demente ma non senile, mi sono chiesta di cosa si trattasse. Forse l’aria buona non mi fa bene, ho pensato. Poi è arrivata la TACHICARDIACA come la chiamava mia nonna Pinetta. Forse è lo stress, forse il fatto che non pratico attività sportiva ne TANTOMENO sessuale.
Alla fine di lunghe riflessioni ho capito: il problema è a tazzulella e cafè.
Dopo anni di beveroni americani ho iniziato a bermi delle moke da sei in solitario. Faccio, verso, bevo. Peccato che la brodaglia americana abbia una composizione altamente diversa da quella del concentrato caffeinico che dovrebbe esser convivialmente condiviso. Io la convivialità della moka l’ho risolta in un atto solitario che mi stava ammazzando.

E come diceva mia nonna: chi beve da solo crepa da solo.

sordi al caffe bassa

In sostanza amici miei, in questo momento della mia vita, ho davanti una serie di possibilità:
-l’arresto per inneggio al sacro in luogo pubblico (vedi scena aeroporto); {anche se mi dicono di stare tranquilla, che in Italia non va più in galera nessuno}
-l’arresto per atti osceni in luogo pubblico, vedi sputo in faccia alla vecchia del supermercato o insulto alla cassiera mestruata;
-la morte per mano di uomo del sud preso da convulsi in conseguenza alla richiesta di ketchup;
-la morte per overdose caffeinica;
O…. IL RITORNO IN AMERICA.

Io, VOJJOFÀLLAMERIGANA!